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A)
A partire dal'11 ottobre 2018, ho portato all'attenzione di molti soggetti, in primis Invitalia, la possibilità di dare vita ad:
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un nuovo servizio/piattaforma che andasse a superare l'attuale limite presente nel nostro sistema (e, forse, anche negli altri) che, a mio giudizio, poggia la nascita e la messa in esercizio di nuove idee e imprese su una fascia troppo ristretta di persone e per un tempo troppo limitato.
L’idea alla base di questa nuova piattaforma nasce dalla constatazione che:
- spesso molti validi team (da un punto di vista tecnico; relazionale; di determinatezza; di tempo ed energie a disposizione; etc.) non dispongono, per contro, d’idee sufficientemente solide ed innovative;
- mentre una fascia di persone molto più vasta, che non sono appena laureate e spesso dispongono già di un impiego e anche d’impegni famigliari (e così i loro amici ed ex compagni di università, con i quali sarebbe irrealistico poter pensare che possano mettere in piedi, da subito, un team che possa occuparsi di tutte le incombenze necessarie a far nascere una nuova impresa), possono aver avuto idee con potenziale di sviluppo molto più elevate;
trovo, pertanto, sarebbe vantaggioso:
- mettere a sistema le due forze indicate, invitando i secondi a segnalare ad un’autorevole piattaforma/struttura le proprie idee che sarebbero assegnate a team competenti e affidabili, preventivamente candidati e selezionati proprio da queste ultime.
Queste strutture potrebbero operare, in simbiosi, con i selezionatori di startup, per esempio, che hanno, già, a che fare con la selezione di centinaia di team già costituiti ed affiatati. Invece di limitarsi a dirgli (come oggi avviene): "Siete validi, ma l'idea non è sufficientemente innovativa" potrebbero inserirli in una banca dati da cui poter estrarre il team giusto (per settore; area geografica; etc.), al momento giusto.
Non ho ben approfondito, ma nel tempo qualche approccio in tal senso pare essere stato messo in piedi, ma l'impressione è che l'ideatore debba sempre e comunque essere perno principale dell'impresa affiancato da altri soggetti messi a sua disposizione, ma non tutti hanno la possibilità di abbandonare ciò che stanno facendo.
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Nell'impianto tracciato si potrebbe decidere, anzi tempo, anche la suddivisione delle quote. Ad esempio il 30% al titolare dell’idea, la restante parte ai componenti del team e a chi avrà messo i capitali (che potrebbero essere anche pubblici).
L’ideatore della soluzione, una volta avviata l’impresa, potrà poi decidere di partecipare, in un secondo momento e in maggior misura, allo sviluppo della stessa.
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B)
Oggi che l'automatizzazione si avvia ad essere sempre più spinta, occorre, a maggior ragione, che le persone che possono avere buone idee (potendo contribuire allo sviluppo e all'occupazione del paese)
non debbano più svolgere lavori che potrebbero fare altri milioni d'inoccupati.
Anche per questi singolari soggetti, quindi, occorrerebbero, strutture e tutor ad hoc che li sappiano individuare e ne favoriscano l'attività creativa, garantendogli quello di cui possono necessitare (tempo; denaro; consulenze da altre strutture, anche, pubbliche; etc.).
(solo rinunciando a molto del mio tempo libero, di tanto in tanto, riesco a depositare qualche nuovo brevetto o a tentare di svilupparlo).
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C)
Come specificato in altri scritti e suggerimenti passati, e parlando in generale, è fondamentale, poi, che i progetti di miglioramento, oltre che agli enti di specifico interesse, parlando in tal caso del settore pubblico, debbano essere inoltrati, anche, ad una struttura centralizzata, imparziale (e capace), con il compito di valutarli e obbligarne, se del caso, l'adozione.
Il megadirettore galattico di una struttura se riceve una buona proposta dall'ultima ruota del carro capisco non sia tanto invogliato ad attuarla, ma se è per il bene della collettività occorre farlo e occorre che qualcuno, di esterno, vigili su questo. E' un impianto concettuale di cui, come evidenzierò a seguire, potrebbero beneficiare anche le aziende private.
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E)
Il problema riguarda, a mio avviso, in maniera abbastanza simile, anche le realtà private.
Prendiamo ad esempio la storia di Mario Moretti Polegato che, se non avesse provveduto da solo (grazie anche ad alcune condizioni di base, che non tutti hanno la fortuna di avere) a sviluppare la sua idea (che nessuna grande azienda interpellata aveva deciso di adottare, forse perché poco flessibili, forse perché non hanno saputo ben valutare o, forse, è una possibilità anche questa, il semplice fatto che se segnali una buona idea ad un responsabile che è molto ben pagato per averne lui stesso è possibile che questa trovi più facilmente la via del cestino, anziché quella dell’attuazione), la GEOX non sarebbe mai sorta, sarebbe rimasta un buco in una scarpa, un’idea con grande potenziale, ma solo sulla carta.
Quindi, anche nelle aziende, tutti i suggerimenti di sviluppo, a mio avviso, dovrebbero giungere a caselle di posta specifiche, esaminate, sempre, da team di persone, incluso uno dei titolari se possibile, e, comunque, mai da un soggetto solo. Al più, quest'ultimo dovrebbe essere conscio che riceverà un congruo premio per ogni proposta valida che saprà individuare e portare all'attenzione.
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D)
Uscendo un po' fuori tema, e ricordando per l'occasione uno dei miei primi aforismi (contenuto in un mio libro del 2002), che recitava:
Chi ha ideato la
Divisione del Lavoro
Evidentemente, non
sapeva fare i calcoli
Visto che a molti non ne
è toccato neanche uno.
(Roberto Sala)
segnalo come apprezzai la proposta di riduzione dell'orario di lavoro, a parità di salario (cosa che non era avvenuta da oltre 50 anni), suggerita, intorno al 2019, dall'allora nuovo Presidente dell'Inps, anche, indipendentemente dalla capacità di creare nuova occupazione.
Inizialmente, avrebbe potuto interessare, a mio avviso, almeno, coloro che avessero superato i 50 anni d'età (che, spesso, cominciano anche ad avere genitori anziani, spesso sopra gli 80 anni, magari vedovi e/o con qualche problema di deambulazione, inevitabilmente da seguire con grande impegno e costanza).
Da sottolineare anche che l'Italia (come ho già scritto in altra parte) è un paese dove si lavora moltissimo; a maggio 2025, difatti, ho letto un articolo dove si diceva che lavoriamo ben 1734 ore all'anno, contro le 1632 della Spagna, le 1500 circa della Francia e le appena 1343 della Germania. Una differenza enorme, che non si sente citare quasi mai, nè probabilmente far pesare nelle trattative da chi dovrebbe tutelare i lavoratori. In compenso, però (ed è un'osservazione ironica), abbiamo pressapoco e non da ora (ma da decenni, mi sembra che l'analisi partisse dal 2002, quindi da quando, se non erro, fu detto ai cittadini che avrebbero lavorato un giorno in meno e guadagnato come un giorno in più) la peggiore crescita di salario in termini reali di tutta l'Europa.
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Dal 1 gennaio 2020, pertanto e a mio avviso, poteva essere pensabile che tutti quelli che svolgevano un lavoro full time e superavano i 50 anni, lavorassero almeno 4 (o 6 ore) in meno, a parità di salario.
Del resto, è anche vero che, attualmente, le ore dei part time, per via delle tassazioni, sembra siano pagate di più di quelle dei full time, quando l'impegno e la fatica di questi ultimi, per ogni ora prestata in più, sono ovviamente maggiori e, quindi, andrebbero maggiormente retribuite, o ridotte appunto, a parità di salario (considerato, anche, che, certamente, non si può ridurre il salario dei part-time; già molto magro).
Nel caso del pubblico impiego, a mio avviso, potrebbe essere prevista: l'entrata posticipata di un'ora al lunedì, mitigando la differenza con la sveglia tardiva dei giorni precedenti, e l'eliminazione di uno dei due pomeriggi (fotocopia) solitamente svolti, consentendo un risparmio di gestione alle amministrazioni dovuto alla mancata elargizione del buono pasto, al mancato consumo di luci e riscaldamento. Nel caso di una riduzione pari a 6 ore si potrebbe instaurare, in alternativa, la settimana corta di 4 giorni.
In un contratto del pubblico impiego, firmato nel 2024, relativo agli anni dal 2022 al 2024 si è data invece l'opportunità (almeno così la si è indicata, senza contare che per usufruirne in toto sarebbe occorsa la capacità di tornare indietro nel tempo) di fare la settimana corta concentrando, però, tutte le ore, senza quindi nessuna riduzione, nei restanti 4 giorni della settimana (ossia 4 giorni di fila per 9 ore al giorno cui aggiungere pausa pranzo e tempo per gli spostamenti, ossia non esistere per quattro giorni) con uno sforzo fisico alla portata di pochi soggetti, essendo l'età media nel pubblico impiego molto alta. Migliore la situazione per chi può usufruire almeno di un giorno di smart working, una forma di lavoro che è stata nel complesso e meritoriamente favorita.
Comunque in tante aziende private (ad esempio Luxottica e altre) si sono già ridotte da tempo, e con successo, le ore di lavoro a parità di stipendio (aziende da premiare). Nel privato, probabilmente, ogni realtà andrebbe esaminata a sé.
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Riguardo poi agli aspetti pensionistici, anche se guardando alla manovra del 2026 sento accennare, in questi giorni di metà 2025, di nuove possibili impostazioni, come ad es. e, se non erro, quota 96 per chi è già nel regime contributivo o per chi decide di assoggettarvisi, pur avendo diritto al misto, occorre poi che queste misure siano attuate. Molto interessante anche
l'impostazione allo studio da parte dell'attuale presidentessa dell'Inps di cui ho avuto notizia ai primissimi di luglio 2025.
Molti altri sino ad oggi hanno parlato invece e per lo più di allungare l'età della pensione (nel passato si passò a quota 100 come fosse una grande opportunità, poi alzata ulteriormente) facendo lavorare, in molti casi, gente che non ne può più e non facendo invece lavorare i giovani; mantenendo così scontenti gli uni e gli altri. Il risultato (neanche fosse un obiettivo) pare essere stato più quello di fare stare male le persone, invece che pensare a come farle vivere meglio.
Un conto, difatti, è incentivare il rinvio della pensione per alcuni soggetti, ad esempio i medici, perchè il loro lavoro non si improvvisa, però a quel punto molto probabilmente è stata sbagliata la programmazione; discorso ben diverso in tutti gli altri casi. Poi prospettano un domani dove lavoreranno solo in pochi e dove comunque ai restanti si potranno elargire soldi; a maggior ragione parlare oggi di allungamento dell'età pensionabile pare senza senso. E sempre riguardo ai soldi, si è sentito anche dire che se si tratta, ad esempio, di comprare armi, allora pare non esservi un gran problema, secondo molti si possono anche non contabilizzare, se invece servono per fare stare meglio le persone, allora i soldi non ci sono. Ma veramente ?
N.B. Dal punto di vista pensionistico:
- occorre invece e innanzitutto scindere, come raramente qualcuno ricorda, i fondi della Previdenza da quelli dell'Assistenza che devono essere a carico della fiscalità generale;
- inoltre e a mio avviso, occorrerebbe aggiungere un ulteriore tassello, ossia gli imprenditori dovrebbero crearsi un fondo per mantenere in cassa integrazione e simili i dipendenti dei loro colleghi imprenditori che, per incapacità di questi ultimi, o per cause esterne, hanno avuto problemi nella gestione delle proprie aziende.
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